Manon Lescaut

Devo aver già letto Manon Lescaut tanti anni fa, perché trovo glosse a matita su varie pagine del libro. L’ho riletto, senza ricordare né i personaggi né la trama, e capisco perché questo testo sia divenuto così famoso, tanto da aver ispirato diverse opere liriche: la Manon di Jules Massenet e la Manon Lescaut di Puccini, oltre alla più vecchia Manon Lescaut di Daniel Auber.

La storia raccontata dall’Abbé Antoine-François Prevost, in cui si esprimono chiare tendenze preromantiche, descrive mirabilmente una passione giovanile, con la sua irruenza e la sua insopprimibile violenza. L’incoscienza della giovinezza si erge a protagonista del romanzo, facendo precipitare i protagonisti in un abisso di illegalità e di comportamenti criminali, che diviene inevitabile per l’assenza di principi morali, malgrado i tentativi da parte di figure moralizzatrici, di un impossibile recupero del povero giovanissimo cavaliere Des Grieux. La figura di Manon, prigioniera di un’infantile e incolpevole predilezione per una vita agiata, lontana dalle fatiche del lavoro, è insieme seducente e pericolosa, così da apparire come una sorta di dark lady, la cui bellezza è veicolo di perdizione e sventura.

La traduzione in mio possesso, edita da Salani nel 1899, conserva nelle sue pagine un sapore antico, dovuto al linguaggio ottocentesco, in cui per esempio coesistevano per la prima persona dell’imperfetto le desinenze in -eva e in -evo, prima che quest’ultima diventasse prevalente nell’uso letterario. La tendenza, infatti, alla semplificazione grammaticale, che si realizzò nella lingua inglese, non ebbe invece successo nell’italiano, in cui prevalsero le spinte conservative.

Lo spirito in cui nacque la storia di Manon Lescaut manifesta una visione aristocratica della vita. L’aristocrazia delle passioni diviene un tratto distintivo del pensiero dell’abate Prévost, che così enuncia le proprie convinzioni:

Vi sono poche persone che conoscono la forza di’ questi movimenti particolari del cuore. Il comune de­gli uomini non è sensibile che a cinque o sei passioni, nel circolo delle quali trascorrono la loro vita, e dove tutte le loro agitazioni si riducono.

Togliete ad essi l’amore e l’odio, il piacere e il dolore, la speranza e il timore, e non sentono più niente.

Ma le persone d’un carattere più nobile, possono esser commosse in mille differenti maniere ; pare che esse abbiano più di cinque sensi ; e che possano ricevere delle idee e delle sensazioni che passano i li­miti ordinari della natura ; e siccome hanno un sentimento di questa grandezza, che le eleva al disopra del volgo, non vi è niente di cui siano più gelose. Da ciò proviene che soffrono con tanta impazienza il disprezzo e il ridicolo, e che la vergogna è una delle loro più violenti agitazioni. #Manon#Prévost#romanticismo#linguaggio#passioni#amore#seduzione#gioco

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